giovedì 31 gennaio 2013

Racconti - L'uomo selvatico

Per la fine di Gennaio, vi regalo un mini racconto che trae la sua origine dalle più antiche tradizioni popolari sulla fine dell'inverno.




L'UOMO SELVATICO



 L’ultimo giorno di carnevale, tutto il paese è in piazza.
 C’è anche Anna, Pietro non vuole che sembri diversa, che se ne abbia a parlare.

 Con lo scialle ben stretto e il capo chino velato, Anna non rischia che il suo sguardo si posi su qualcuno per sbaglio. Non vuole attirare la sventura per errore.

L’Uomo Selvatico, l’Uomo Selvatico!”

 I bambini gridano, mentre le madri e le nonne indicano ai più piccoli dove guardare.
 L’Uomo Selvatico scende dalla collina, vestito di piume e di foglie secche di mais. Ha il volto coperto di una maschera di corteccia e campanelle alla vita e alle dita.
 E’ l’inverno che fugge, scende dai monti, si attarda in paese.
 Quando arriva l’Uomo Selvatico, come l’inverno, quello che vuole lo prende. Un bicchiere di vino, una frittella calda, o una donna, se gli va di ballare.
 Quando l’Uomo Selvatico entra nella piazza, le ragazze fuggono, ridendo. Ma Anna non guarda che le crepe sui muri, non lo sente arrivare.
 Un guanto di muschio l’afferra per un polso, la gira, la costringe a danzare.
 La mano dell’Uomo Selvatico sulla sua schiena le sfiora i lividi, ma non le fa male.
 Mentre girano in mezzo alla piazza, Anna, per una volta, alza lo sguardo.
 L’Uomo Selvatico ha iridi color di foresta. Riflessa in quegli occhi di bosco, Anna vede una donna che ride. 

 Il Carnevale è un tempo sospeso, in cui dietro a una maschera ognuno immagina le sue possibilità.

 Una vita in cui sorridere non sia una colpa, dove l’amore non faccia male per forza.

 Il ritmo dei passi rallenta, la maschera di corteccia si volta, Anna rimane sola, in mezzo alla piazza.

 L’Uomo Selvatico fugge, mentre dalle vie arrivano uomini e ragazzi armati di randello.

 Quando il Carnevale finisce, l’inverno va ucciso, perché la vita prosegua il suo corso.

 E quando Anna sente le grida, sa che ci sarà sangue vero, quest’anno, sui campi.



martedì 29 gennaio 2013

Visioni - Cesare deve morire



Periodo complicato o no, questo film lo dovevo vedere.
Se non altro perché il romanzo "quasi pronto, praticamente solo da spedire", ha come titolo di lavorazione La regina di Bitinia deve morire

Non è stato facile da raggiungere, questo film, nonostante l'orso vinto e i Taviani alla regia è stato distribuito in un pugno di sale e alla fine ho dovuto fidarmi del fatto che ne sarebbe valsa la pena e acquistarlo insieme a Espresso + Repubblica al modico prezzo di € 14.90, confermandomi una delle ultime persone al mondo contrarie alla pirateria (ma perché ho questi inconsulti e incompresi attacchi di legalità?)

Ne è valsa la pena.
Nel carcere di Rebibbia viene messo in scena il Giulio Cesare di Shakespeare e le prove, per inagibilità del teatro, si svolgono qua e là nel carcere.
Realtà e finzione non hanno confini precisi, gli attori sono prima di tutto loro stessi, carcerati alle prese con un ruolo e dalla scena della tragedia si passa senza soluzione di continuità a considerazioni sulla realtà carceraria, ripresa senza sconti né eccessive drammatizzazioni.
L'asciuttezza, del resto, è la qualità principale di questo film che non pretende di raccontare altro (come accadeva ad esempio al pur assai gradevole Tutta colpa di Giuda) se non una tragedia classica inserita a Rebibbia, lasciando che tutto il resto emerga da sé, senza enfasi.
Ed emerge.
Recitate nei dialetti degli interpreti le parole del Bardo splendono per la loro eterna attualità. C'è la storia di una congiura, come ne esistono in tutti gli ambienti di potere, compresi quelli della malavita in cui i protagonisti hanno vissuto.
C'è la straordinaria capacità del teatro di far emergere dignità e umanità negli uomini che lo praticano.
C'è la descrizione pacata di un carcere sovraffollato che con la sua routine toglie senso alla vita stessa.
Ci sono prove attoriali così alte che è difficile ricordarsi che si tratta davvero di carcerati.
Se c'è un pizzico di retorica è giusto nella gestione del colore (è un poco accademico il mostrare a colori ciò che è esterno e che simboleggia la libertà).

Ne risulta un film fortemente atipico. Dopo averlo visto non mi stupisce che sia stato escluso dalla corsa agli Oscar.
Cesare deve morire è un film apparentemente lineare e che tuttavia va assimilato pian piano.
E che lascia dentro l'impressione profonda che ogni uomo abbia dentro un disperato anelito verso la grandezza, che è stato colto dove è più forte proprio perché più disperato e fragile. In uomini che hanno perso tutto e possono tornare ad essere individui solo recitando una parte.

Da vedere.

Giudizio sospeso in attesa di ulteriore assimilazione, ma credo sarà alto

giovedì 24 gennaio 2013

Prosciugata

Un problema lavorativo, al momento, sta prosciugando tutte le mie energie.
Non ne ho per correre
Non ne ho per scrivere, né per progetti personali né per collaborazioni più o meno ricorrenti
Non ne ho neppure per stare vicina come vorrei alle persone a cui tengo.
Il blog ha pertanto bisogno di una pausa, che spero si misurerà in giorni e non in settimane.

domenica 20 gennaio 2013

Visioni - Frankenweenie



C'è poco da fare, ho un debole per Tim Burton formato stop motion.
Ho rivisto da pochissimo sia Batman che Nightmare Before Christmas, osservando come il primo sia invecchiato assai peggio del secondo.

Quando si muove tra i suoi pupazzi animati, Burton può contare su un impianto visivo coerente e ben disegnato, un universo narrativo riconoscibile che vive di un equilibrio quasi perfetto tra tenero e grottesco, tra dolce e macabro.

Di nuovo troviamo un alter ego di Burton stesso (Victor, esattamente come il protagonista de La sposa cadavere), un ragazzino solitario che sogna di fare il regista il cui unico amico è il cane. Quando questo muore, Victor trova logico tentare di resuscitarlo, non pensando che i suoi compagni di scuola vedranno nel portentoso esperimento solo un modo per vincere il concorso di scienze, finendo per risvegliare i mostri che vivono dentro di loro.

Tra citazioni e raffinatezza, la storia scorre lieve, forse non sorprendente nel suo svolgimento, ma a cui è piacevole abbandonarsi.

Qualcuno ha fatto notare che questo film viene dal passato di Burton, da un corto del 1984, quando cioè era ancora il cantore dei disadattati, che la vittoria la portavano solo nel nome, mentre ormai, nei suoi ultimi lavori anche i suoi mostri sono diventati vincenti e senz'anima.
Può essere.
Io, semplicemente, trovo Burton più a suo agio con i pupazzi animati, che non con gli attori in carne ed ossa da far interagire con gli effetti speciali.

Voto: 8

venerdì 18 gennaio 2013

I 4 pilastri della mia scrittura

Ancora un ottimo spunto da Penna Blu che questa volta ci chiede di ragionare sulle quattro cose che reggono le nostre storie.
I pilastri, cioè le colonne portanti, che magari non si vedono chiaramente nell'edificio finito della narrazione, ma che affondano le loro radici nel nostro essere, fin dentro le oscure nebbie dell'inconscio.
Possono essere così nascosti, i pilastri, che a volte bisogna scrostare un po' i muri della nostra stessa mente per trovarli.
Ecco i miei

L'Altro
Io nella scrittura non racconto mai direttamente me stessa. Per me la narrazione è sempre un viaggio verso ciò che non conosco. Vite che non ho vissuto, mondi che non ho visitato. Anche quando racconto cose a me vicine le guardo con occhi diversi.
In questo viaggio torno sempre, inevitabilmente, a me, alle mie idee e alla mia visione del mondo, che, però, può essere un po' cambiata nel percorso

I Personaggi
Una storia, per me, è sempre la storia di qualcuno. Quando leggo io ho bisogno di affezionarmi e di tifare per uno o più personaggi. Anche nelle narrazioni dove l'intreccio è una caratteristica preponderante, come i gialli, io mi innamorerò sempre di un personaggio oppure anche l'intrigo meglio congegnato non saprà catturarmi. Quindi anche quando scrivo la mia partenza è sempre il chi, non il cosa o il dove.
Parafrasando a braccio Tyrion Lannister "ho simpatia per i bastardi, i diversi e le cose spezzate".
Il vincente e l'estroverso non mi intrigano. Amo ascoltare i silenzi delle persone introverse e osservare chi vive con fatica dentro un mondo che non lo asseconda. Mi soffermo volentieri su sofferenze non urlate e diversità non esibite e la mia simpatia va a chi, nonostante tutto cerca comunque di migliorare il mondo che gli è stato dato da vivere

Ciò che amo
Due pilastri mi portano lontano, uno vicino. C'è sempre, nelle mie storie, qualcosa che profondamente amo. La terra in cui vivo. O il mio amore per il passato, da brava archeologa non praticante, quale sono. O un'idea nella quale fortemente credo. Ultimamente questo è tanto più visibile nelle ambientazioni, che mi portano in luoghi geografici o temporali che amo. Documentarmi è quindi in primo luogo un piacere personale, una scusa per fare qualcosa che adoro.

Una voce gentile
E' quella che voglio che il lettore senta nella sua testa quando mi legge. Non virtuosismi o passaggi da rileggere più e più volte per essere compresi. Voglio essere una voce gentile, che prende il lettore per mano e lo accompagna dentro la storia. Voglio che ci stia comodo, che la lettura sia tanto confortevole che possa trovarsi, quasi senza accorgersene ad affrontare tematiche tutt'altro che leggere, ma raggiunte per gradi, senza ansia.

giovedì 17 gennaio 2013

STORIE DI CONFINE



Esce Storie di Confine, 
autori e illustratori Fantasy per Medici senza Frontiere

È disponibile all’acquisto on line, per l’editore WildBoar, Storie di Confine, l’antologia di racconti brevi fantasy promossa dall’Associazione Culturale Terre di Confine, il cui ricavato verrà devoluto all’ONLUS Medici senza Frontiere. 55 racconti scritti da autori esordienti e autori già noti ai patiti del Fantasy italiano. L’antologia ospita anche 15 illustrazioni realizzate da illustratori di gran nome e da esordienti, mentreDiramazioni - Illustration and Design ha regalato la splendida immagine di copertina.
                     
Storie di Confine è nata dall’intento comune dei suoi curatori di fornire un aiuto concreto a chi assiste i sofferenti della Terra senza distinzioni di alcun genere. L’antologia ha visto convergere gli sforzi di tanti creativi della scrittura e dell’illustrazione, più e meno noti, tutti uniti dalla voglia di trasformare la propria creatività in un atto concreto per un fine benefico. Come tema conduttore abbiamo scelto il ‘confine’, inteso sotto ogni possibile accezione e da rendere in chiave fantastica.
È stato un lungo cammino quello che ci ha portato sin qui, ma abbiamo ancora molta strada da percorrere. Ora, tutti noi, abbiamo l’occasione di superare insieme un nuovo limite e far incontrare la creatività fantastica e il mondo del volontariato umanitario.
Storie di confine si può acquistare presso lo shop on line WildBoar, all’indirizzo: http://www.negoziofree.com/prodotti.asp?shop=1437&intProdID=33736.

Solo per gli acquisti effettuati entro il mese di gennaio, non si pagheranno le spese di spedizione. Oltre che sullo shop on line WildBoar, il libro si potrà trovare solo alle presentazioni che effettueremo durante il 2013. 

Dalla quarta di copertina

L’idea è nata nel 2011: osservavamo il mondo che si mobilitava a seguito delle molteplici crisi che avevano visto impegnate in prima linea varie associazioni, capaci di fornire assistenza alle vittime di conflitti, ai terremotati/irradiati di Fukushima, ai migranti sbarcati a Lampedusa... mentre noi vi assistevamo fermi davanti ai nostri monitor. Cosa può fare, ci siamo chiesti, chi non opera sul campo ma sulla tastiera di un pc? La soluzione si è materializzata nell’idea di concretizzare la nostra passione, realizzando qualcosa che parlasse di un problema di fondo comune a molte di quelle situazioni che ci trovavamo a osservare: i Confini.
Ecco quindi la raccolta di racconti fantastici Storie di Confine, ideata e realizzata al fine di fornire un aiuto a Medici Senza Frontiere.

In Storie di Confine è presente un mio racconto Come carta del camino, pubblicato con il mio abituale pseudonimo, Tenar. Non c'è un motivo particolare per questo, se non che l'iniziativa è partita sul web e sul web mi chiamo Tenar. 

lunedì 14 gennaio 2013

Ricomincia Delitti Tour


Il giorno della verità è giunto e, con il mio posto di lavoro riconfermato fino a giugno, posso con più leggerezza dedicarmi alla scrittura.

Ricomincia Delitti Tour, le presentazioni dell'antologia Delitti d'acqua dolce nella quale sono pubblicati 20 racconti gialli ambientati a Stresa, tra cui il mio Briscola

Le prossime date sono:

Verbania - Libreria Alberti Corso Garibaldi 74 – sabato 19 gennaio ore 18.00

Vezzo di Gignese Bar Pizzeria La Lanterna da Piola – (vicino uscita autostrada Carpugnino) domenica 20 gennaio ore 18 aperitivo con i Delitti d’acqua dolce – a seguire cena con specialità locali 

Varese - Caffè letterario La Cupola Piazza Giovanni XIII, 13 introduce Massimiliano Comparin giovedì 24 gennaio ore 21

Gravellona Toce - Ristorante Astragalo –in collaborazione con Libreria Margaroli - Centro Commerciale dei Laghi –sabato 26 gennaio dalle 18 aperitivo in galleria – 
ore 19.30-20 cena d’acqua dolce a menu fisso

Ricordo che i diritti d'autore dell'antologia saranno devoluti alla ricostruzione di Villa Taranto

Colgo l'occasione per ringraziare ancora Ambretta, anima e motore di Delitti d'acqua dolce, che organizza tutto ciò e accompagna per mano noi autori in questa splendida esperienza.

Confrontandomi con altri autori leggo spesso che, anche quando si arriva alla tanto agognata pubblicazione, capita a volte di sentirsi abbandonati a se stessi e che, quando si ha a che fare con concorsi, spesso si deve attendere tempi biblici per vedere l'agognata antologia che sparisce dal mercato in poco tempo.
La mia esperienza, per fortuna, è del tutto diversa.
Delitti d'acqua dolce nasce dal concorso letterario Giallo Stresa. A tappe forzate siamo giunti alla pubblicazione di questa bella antologia (bella anche perché i testi sono stati curati e editati con cura) che adesso viene diffusa con un calendario serratissimo di presentazioni a cui spesso sono presenti dei giornalisti che hanno fatto sì che siano apparsi numerosi articoli a riguardo. Ambretta cura anche la pagina facebook dell'antologia su cui vengono postati in tempo reale tutti gli aggiornamenti.

La cosa bella è che non si tratta di un caso così isolato. Anche gli amici di Rill curano con affetto la promozione dell'antologia derivante dal loro concorso. Qui, ad esempio, potete trovare un'intervista collettiva agli autori dei racconti editi.
Anche nel caso de Il carnevale dell'uomo cervo i racconti sono stati coccolati ed editati, sono state organizzate presentazioni e informazioni sull'antologia sono facilmente reperibili su qualsiasi sito che si occupi di fantastico.

Il racconto Come le foglie nel vento, invece, è stato in edicola con Giallo Mondadori, con una diffusione che non avrei immaginato neppure nei miei sogni più sfrenati.

Forse mi sarò fatta viziare e questa congiuntura astrale non si ripeterà mai più nella mia carriera di autrice, tuttavia non credo che uno scrittore debba per forza essere editor e promotore di se stesso. Esistono ancora spazi in cui gli autori scrivono, i redattori, i curatori e gli editor scelgono i testi, li migliorano e insieme all'editore concordano una promozione.

domenica 13 gennaio 2013

Visioni - Elementary, episodio 1


Appena finito di vedere il primo episodio di Elementary, ennesima versione, questa volta americana, di Sherlock Holmes, mentre stavo in contemporanea cercando di finire (senza riuscirci) il mio apocrifo sherlockiano.
Bizzarra esperienza.
Partiamo subito col dire che Elementary non è inguardabile come temevo.
Ha ottimi attori e in questo primo episodio la trama scorre appena un poco scontata, ma senza pecche evidenti. Insomma, non fa venire voglia di imprecare ogni due minuti.
Ed è un'ottima notizia, considerato il resto.
Rimane il peccato originale, voler fare un Sherlock Holmes moderno fingendo che quest'operazione non sia già stata (magistralmente) fatta e prendendo a calci tutto quello che Doyle ha scritto. Per chi non lo sapesse, in questa versione:
- Watson è una donna, cinese, ex chirurgo, radiata dopo aver ucciso un paziente
- Holmes è ricco sfondato
- Ha problemi di autocontrollo
- Si sta riabilitando da dipendenza da droghe (passi) e alcol in cui è caduto dopo un fattaccio non meglio identificato con una donna di cui presumibilmente era innamorato
- Holmes ha un padre ricco e invadente
- Watson gli viene affiancata dal suddetto padre per controllare la sua riabilitazione
- Holmes non è interessato alla musica classica (però alleva api sul tetto, pure male, dato che cola miele al piano di sotto, mai visto un'arnia del Nik perdere miele...)
- Siamo a New York
Ora, se si riesce a dimenticare questa piccola lista (o i nomi dei protagonisti), il telefilm si lascia anche vedere. Peccato che a metà delle deduzioni di Holmes ci fossi arrivata anch'io. Peccato che alcuni particolari sembrano rubati alla serie della BBC e che poi l'inquadratura cambi, rivelando che qui non c'è un decimo della cura che pervade la serie inglese. Peccato che è già ovvio alla prima puntata che si cadrà nella solita dinamica "i due protagonisti sono attratti l'uno dall'altra ma non sarebbe professionale cedere alla passione". Insomma, peccato.

E poi c'è una cosa (tra le tante) che proprio non ho capito. Perché, dovendo trasformare uno dei due in una donna, è toccato a Watson? Non sarebbe stato più interessante per una volta avere una donna geniale che si tiene lontana dai sentimenti (certo, dimenticavo che in questa versione Holmes non sembra diffidare particolarmente dai sentimenti o, meglio, pare non avere alcun controllo sui propri)? Pare proprio che anche in questo caso noi donne possiamo ambire al massimo al ruolo della spalla paziente e comprensiva.

In conclusione, questo primo episodio di Elementary non è inguardabile, ma, come ho già letto altrove, Shelock BBC, come trasposizione moderna, vince 4 a 0. L'Holmes di Doyle, poi, questo detective inconcluso e nevrotico se lo sarebbe mangiato a colazione.

venerdì 11 gennaio 2013

Io scrittrice allo specchio

Come le amiche Anima di Carta e Elisabetta, ho deciso di partecipare all'iniziativa "Io scrittore" di Penna Blu che propone un piccolo questionario per raccontare che tipo di scrittori siamo.

Che cosa stai facendo per la tua scrittura?
Scrivo. Mi confronto. Mi interrogo. Leggo. In breve, cerco. Cosa, di preciso, non lo so, ma la mia formazione di archeologa mi ha insegnato che solo scavando e cercando si può trovare un tesoro nascosto.

Che cosa stai facendo per essere scrittore?
Combatto il mio istinto innato di sentirmi animale da preda e cerco di uscire allo scoperto. Faccio leggere i miei scritti, partecipo a concorsi, cerco il confronto con altri autori

Chi sa che scrivi?
E' più facile sapere che scrivo che non sapere che esisto.

Dove scrivi? Quanto scrivi?
Una volta ho letto un'intervista alla maestra della fantascienza M.Zimmer Bradley in cui diceva che gli uomini per scrivere hanno bisogno della scrivania di mogano, dell'ispirazione, dell'istante perfetto e le donne solo un momento tra un impegno e l'altro. Concordo. Per parafrasare Guccini "scrivo quando posso, come posso"

Quante storie hai concluso lo scorso 2012?
Parecchie. Ho scritto una decina di racconti medio/lunghi e la prima stesura di un romanzo.

Quante hai in mente di scriverne quest’anno?
Non esiste un momento nella mia vita in cui io non abbia avuto una storia in mente. Spesso non ho tempo per buttarle giù tutte o non ho in testa la storia che dovrei scrivere in quel momento per quella data iniziativa o collaborazione, ma le storie, in quanto tali, non mancano mai.

Hai iniziato a scriverne qualcuna? O stai ancora tergiversando?
Sto finendo una sorta di trilogia di apocrifi Sherlockiani. Un tipo di racconto che contiene una quantità quasi infinita di vincoli da rispettare. Al di là dei risultati, un'esperienza che a livello di metodo mi ha insegnato molto.

Hai mai spedito una tua opera a un editore?
Sì. Finora nessun romanzo pubblicato, ma l'anno scorso ho avuto un confronto con una casa editrice che ha sfatato molti luoghi comuni. Risposta rapidissima, confronto sul testo, rifiuto alla pubblicazione motivato in modo valido e costruttivo. Non si è fatto niente, ma ho sentito di essere letta con attenzione da professionisti.

Hai mai vinto un concorso letterario?
Il concorso Giallo Mensa 2012 di Giallo Mondadori e (a parimerito con altre autrici) Sfida Rill 2012

Insomma, che scrittrice sei?
Un'insicura cronica, che scrive quasi suo malgrado perché si innamora di storie e personaggi e non sopporta che non possano essere conosciute.
E dunque voglio, profondamente, che possano volare, non per darmi fama o ricchezza, ma perché possano emozionare altri come hanno emozionato me.
Come un aedo antico, mi immagino come un tramite, tra una storia che già esiste, da qualche parte, e chi la sta aspettando per conoscerla.
 E quindi per le mie storie voglio il meglio. Esigo che siano pubblicate solo in forme che possano raggiungere il lettore. In caso contrario, meglio che non siano pubblicate affatto o siano rese accessibili gratuitamente in rete. 

mercoledì 9 gennaio 2013

I giorni della verità (forse)

La scuola è iniziata a settembre.
Nella mia provincia pare ci siano stati accorpamenti d'istituto che hanno rallentato il ricontrollo delle graduatorie dei precari. Che in effetti (pare) sono pronte adesso.
A gennaio.
Si passa un bel colpo di spugna sulle assegnazioni delle cattedre fatte a settembre e si ricomincia da capo. Qualcuno rimarrà al proprio posto, qualcuno, presumibilmente, verrà spostato, qualcuno, è possibile, rimarrà a casa in attesa di una supplenza.
A gennaio.

E' chiaro che il lavoro degli altri, visto da fuori, sembra sempre facilissimo e sono sicura che ci siano stati motivi più che validi per questo ritardo.
Ma è gennaio.
Io sto preparando per l'esame una classe in cui faccio italiano, storia e geografia. I miei alunni forse cambieranno a gennaio l'insegnante col quale passano più ore. Ma la stessa cosa può capitare agli alunni di un quinto anno di liceo su materia d'indirizzo. Può capitare (anzi, è quasi certo che capiterà) agli alunni con il sostegno, quelli che sulla diagnosi hanno scritto che hanno bisogno di figure di riferimento costanti.

Lunedì, forse, saprò la mia destinazione definitiva. Come fossi un bagaglio smarrito in un aeroporto. Ma io sono un'adulta e il peggio che mi può capitare è andare a lavorare più lontano da casa o rimanere disoccupata per un tempo più o meno lungo.
Quelli che rischiano di finire come bagagli smarriti in aeroporto, senza più nessuno che li porti a destinazione sono i ragazzi.
Ma di loro alla macchina della scuola non sembra importare molto.

lunedì 7 gennaio 2013

Fino alla parola fine

Il bel post di Anima di Carta che trovate qui mi ha fatto ragionare sui miei processi creativi.

Le cose funzionano più o meno così. Arriva un personaggio e inizia a bussare alla mia testa. Tutto parte sempre da un personaggio che ha una storia e chiede a me di raccontarla. Ci sono personaggi più o meno insistenti. Le donne, ad esempio, sono in generale più disciplinate, si siedono in un angolo e aspettano il proprio turno. Finisce spesso, infatti, che devo essere io a invitarle, quando ciclicamente decido che ho trascurato troppo i personaggi femminili e scrivo un racconto su uno di loro. Il fatto è che i maschi sono più invadenti.
Spesso più di un personaggio si contende la mia attenzione. Fanno a botte finché uno non prevale sull'altro, che va tutto mogio in panchina ad attendere il suo turno e io inizio a scrivere. E sono convinta al 100% della storia. Fino a quando non arrivo alla parola "fine" sono assolutamente certa che sto facendo un lavoro non buono, necessario. Che la gente abbia bisogno di leggere quella storia, non perché la sto scrivendo io, ci mancherebbe, ma perché è interessante in sé. In quel momento penso anche di stare riuscendo a renderla in modo degno.
Tutto questo si interrompe alla parola fine o, peggio, al momento in cui il racconto o il romanzo deve volare verso dei lettori, siano essi gli amici di sempre, i giudici di un concorso o gli editori. Di solito continua a essere convinta dell'intrinseco interesse che può avere la mia storia, ma... Iniziano, appunto i ma. Ma non sono più certa di averla resa al meglio, per niente. Ma non sono più sicura che gli snodi narrativi rendano giustizia all'idea generale. Ma qualcosa nella trama o nell'ambientazione inizia a sembrarmi debolissimo. Ho appena inviato due racconti a un concorso. Uno di questi lo ritenevo tra i migliori prodotti nel 2012. Appena l'ho inviato sono iniziati i dubbi. Di ambientazione. Di cronologia (è un racconto storico). Di resa dei personaggi. Praticamente di tutto.
Se non altro non sono tra quegli autori che si arrabbiano per il fatto di essere snobbati dalle case editrici, peccando piuttosto per scarsa convinzione. Credo ci sia stato un solo caso in cui ho inviato a un concorso un racconto che è stato poi ignorato, mentre io tutt'ora lo ritengo molto valido e aderente al tema del concorso stesso. E invidio la convinzione di cui sa affermare con sicurezza di aver scritto cose che vale la pena leggere...
Per voi come funziona la genesi delle storie?

PS: sono arrivata alla fine della revisione del romanzo che mi ha tenuto impegnata da maggio ad oggi. Sono, è ovvio, nella fase il cui penso che non valga nulla...

venerdì 4 gennaio 2013

Letture di inizio anno


Milioni di milioni
Marco Malvaldi
Un paesino sui monti toscani rimane isolato a causa di una nevicata. Il giovane genetista giunto lì per indagare l'origine della straordinaria forza dei paesani è l'unico senza alibi per l'omicidio dell'anziana signora avvenuto proprio la notte della nevicata. Deve trovare il colpevole o verrà incriminato...
Si ride parecchio in questo gustoso romanzo in cui è più importante la descrizione divertente e divertita delle dinamiche di paese che non trovare l'assassino. Il Nik è già diventato un fan di Malvaldi e anche a me piace parecchio, nonostante il suo sguardo da toscanaccio irriverente renda a volte la comicità un po' greve. Per la verità in questo romanzo succede di raro, il nostro genetista investigatore ha una sua intima  innocenza e il paese di Montesodi Marittimo rimarrà stampato nella memoria dei lettori.
Vivamente consigliato.

Sherlock Holmes contro Dracula
L.D. Estleman
Qui invece si gioca a incastrare i racconti di Sherlock Holmes con il romanzo Dracula nel rispetto quasi maniacale per gli originali. Il detective più famoso d'Inghilterra viene chiamato a risolvere il problema di una nave naufragata senza nessun membro dell'equipaggio ancora in vita e contenente 40 casse di terra. La questione si rivelerà più oscura del previsto, dato che l'avversario del nostro investigatore si rivelerà essere proprio Dracula, già braccato, per altro, da un Van Helsing che, però, non ha nessuna voglia di dividere la caccia o la gloria.
Sherlock Holmes contro Dracula è un romanzo per appassionati e ha nella sua precisione filologica il suo pregio e il suo limite. Scritto in modo scorrevole e con un totale rispetto per il materiale originario, si legge che è un piacere. Rimane il fatto, però, che per ovvi motivi non può essere Sherlock Holmes a sconfiggere Dracula e, nonostante l'autore sia bravo a creare un finale in crescendo, questo toglie un po'  pathos al tutto.
Rimane un romanzo piacevole, non certo essenziale e personalmente avevo immaginato un Holmes un po' più in difficoltà di fronte al sovrannaturale di questo che in mezza giornata è già un esperto di vampiri.

mercoledì 2 gennaio 2013

Il sarto che diventò Yanez de Gomera


Io sono cresciuta con i romanzi di Salgari. Ho iniziato a leggere, praticamente, su un'edizione di Capitan Tempesta appartenuta, credo, al mio bisnonno.
Capitan Tempesta a parte, il mio personaggio preferito è sempre stato Yanez de Gomera, l'avventuriero portoghese amico di Sandokan.
Ma se il vero Yanez non fosse stato portoghese ma novarese? Se a ispirare il personaggio fosse stata la storia improbabile ma verissima di un giovane sarto piemontese partito spiantato per l'oriente in cerca di avventura e tornato a casa ricchissimo con tanto di principessa indiana come moglie?
Vi ho incuriosito? Non vi resta che leggere l'articolo preparato per Kultural, qui

La foto, che ritrae il nostro Solaroli ormai tornato a casa e diventato Marchese, è stata invece presa dal blog www.gatbriona.blogspot.it